Isola di Vulcano

 Terza isola dell'arcipelago per dimensioni (21 Kmq), Vulcano è la più meridionale delle Eolie.
 La greca Hierà (sacra), Thermessa, o ancora l'antica isola di Efesto, (dio greco del fuoco secondo Tolomeo), diventò con i romani "Vulcano". L'isola rimase disabitata a causa della forte attività vulcanica che ha periodicamente caratterizzato il Grande Cratere. Attualmente tale attività è limitata alle emissioni fumaroliche, presenti pressoché ovunque sull'isola, ma principalmente concentrate sui bordi della Fossa e nell'istmo tra il Faraglione e Vulcanello. L'ultima grande eruzione avvenne nel 1888, e costrinse i pochi coloni dell'isola ad abbandonare l'estrazione di zolfo e di allume, già esistenti in epoche remote. Tale attività, negli ultimi anni aveva registrato un particolare impulso ad opera del generale Nunziante e dello scozzese Stevenson.
 La zona del porto e l'istmo di Vulcanello (nonostante l'edificazione eccessiva) sono tra i paesaggi più suggestivi e peculiari del Mediterraneo. L'istmo ospita da qualche anno a questa parte uno stagno, che costituisce un ambiente estremamente propizio per la sosta di uccelli limicoli, tra i quali numerosi caradridi, scolopacidi e trampolieri. Nell'istmo troviamo la vegetazione tipica dei terreni sabbiosi, inondati con l’abbondante giunco pungente (Juncus acutus L). Nell'area circostante, caratterizzata dalla presenza di dune sabbiose, tra la spiaggia del Porto di Ponente e lo stagno si possono osservare la santolina delle spiagge ( Otanthus maritimus Hoffinagg et Link), calcatreppola marittima (Eryngium maritimum L. ), il giglio marino (Pancratium maritimom L. ), tutte assenti o estremamente localizzate nel resto dell'arcipelago. In direzione dell'istmo di Vulcanello si incontra un boschetto di acacie, (Acacia cyanophyl­la Lindiey) e, superate ancora le ultime case, uno stradello conduce al piccolo cratere.
 Vulcanello si formò in piena epoca storica, costituendo un'isola dapprima indipendente, attraverso tre principali cicli eruttivi; durante l'ultimo, avvenuto nel XVI secolo, i detriti accumulatisi nel canale e le correnti marine, determinarono la formazione dell'istmo che attualmente la collega a Vulcano. Un'altra zona di notevole interesse è la località Piano, dove a quote comprese fra i 350 e i 400 m s.l.m. cresce un considerevole numero di esemplari della papilionacea endemica il Citiso eolico (ctytisus aeolicus Guss). Un contadino possiede nel proprio terreno più di trentacinque alberi del raro citiso, detto"sgubbio" che veniva usato anticamente per le costruzioni.
In diverse località dell'isola sarà possibile osservare una cucurbitacea spontanea con frutti rotondi, somiglianti vagamente a piccole angurie, non più lunghi di una dozzina di centimetri, ( Citrullus colocynthis L. Schrader ), una specie di origine sudafricana intro­dotta e acclimatata nel Mediterraneo, rarissima in Italia. Di notevole rilievo paesaggistico è l'immensa cisteta che ammanta di verde il Vallonazzo, le pendici del Monte Saraceno, il Passo del Piano, Serra dei Fratelli e Serra Punta Lunga. Vi sono interessanti boschi di leccio a Piano e nel pendio che da Serro dei Pisani scende verso Gelso. La zona circostante il faro di Gelso è in buona parte ricoperta da folti canneti; qui in primavera si incontra frequentemente il grosso coleottero endemico e una splendida farfalla diurna, l'esperide delle sabbie. La costa occidentale è da secoli sito di nidificazione della berta maggiore, e della meno comune berta minore; questi procellaridi che vengono dialettalmente chiamati "quajetri", hanno ispirato il toponimo dello scoglio che sorge fuori Punta Capo Secco, detto originariamente "Petra 'i Quajetri".

Itinerari dell'Isola di Vulcano
 

  

 
Salita al grande cratere di Vulcano  
     Itinerari del demanio forestale di Capo Grillo
 
     

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