L'isola di Stromboli rappresenta solo una piccola parte di un gigantesco apparato vulcanico dalla forma grossolanamente conica, che dal fondo dal mare (1.500 metri di profondità) si estende a 924 di quota in località " I Vancori ".
Si pensi che la superficie dell'isola (12,5 kmq.) è 25 volte più piccola dell'area di base sottomarina dell'intero vulcano.
A parte le lave che costituiscono lo scoglio di Strombolicchio e che sono i prodotti più antichi tra quelli affioranti, l'isola principale si è formata in vari stadi, segnati da una progressiva migrazione verso nord ovest dei centri eruttivi caratterizzati, indistintamente, dall'alternanza di colate laviche e prodotti dell'attività esplosiva. La crescita del vulcano è stata accompagnata da numerosi colassi della a sommità e dei suoi fianchi che hanno lasciato profonde depressioni la principale delle quali è la Sciara del l Fuoco.
|
|
![](/lipari/images/vulcani/sciara.jpg) |
La Sciara del Fuoco è una grande depressione a forma di ferro di cavallo formatasi circa 5.000 anni fa per collasso gravitativo del fianco nord occidentale del cono vulcanico di Stromboli. Rilievi sottomarini mostrano che la Sciara Del Fuoco si prolunga sotto il mare fino a 700 metri di profondità, mentre forme irregolari di accumulo, che denotano la presenza del materiale scivolato dal fianco collassato si osservano fino a circa 2.200 metri di profondità.
|
La Sciara |
|
|
|
![](/lipari/images/vulcani/strombolicchio.jpg)
|
In corrispondenza dello scoglio di Strombolicchio esisteva, circa 230.000 anni fa, il più antico centro vulcanico dell'isola. Il cono era composto da strati sovrapposti di colate laviche e di materiali incoerenti (scorie, lapilli, ceneri) prodotti dall'attività esplosiva; al centro del cono il condotto di alimentazione, una struttura grossolanamente cilindrica attraverso la quale l lava affluiva in superficie.
|
Strombolicchio
|
|
|
|
![](/lipari/images/vulcani/attivita.jpg)
|
Attività Stromboliana
|
|
|
L'attività più usuale del vulcano, talmente tipica da meritare il nome di "stromboliana" nella letteratura internazionale, consiste in una continua emissione di gas e in frequenti esplosioni che lanciano nell'atmosfera getti di gas caldi, brandelli di lava incandescente e blocchi solidi strappati dalle pareti del condotto. Questo genere di attività persiste, sostanzialmente immutata, da almeno 2000 anni, e questo ha fatto si che, fin dall'antichità, Stromboli fosse conosciuto come il " faro del Mediterraneo " per il bagliore delle sue esplosioni, visibile da grande distanza. Le esplosioni avvengono da varie bocche situate all'interno dell'area craterica sommitale, la cui morfologia cambia frequentemente per collassi, migrazioni delle bocche ed esplosioni più violente che lasciano grandi aperture. La velocità di uscita dei getti varia da 20 a 120 metri al secondo, l'altezza da 100 a 200 metri e la frequenza media è di 3 - 7 esplosioni ogni ora.
Periodi di totale inattività, senza lanci di materiale sono piuttosto rari. Il più lungo, tra quanti registrati, si è protratto per circa 2 anni, dal 1908 al 1910. Periodi di prolungata quiescenza della durata di qualche mese, sono stati registrati a varie riprese, l'ultimo dei quali tra il 1996 e il 1997. L'attività straordinaria è interrotta episodicamente da crisi eruttive di maggiore rilievo che possono manifestarsi con l'emissione di colate laviche e/o con esplosioni più violente (parossismi).
|
|
|
![](/lipari/images/vulcani/normale.jpg)
Attività normale
|
L'attività normale è caratterizzata da una continua emissione di gas; da modeste esplosioni con getti di gas, frammenti incandescenti (bombe, lapilli, cenere) e di blocchi solidi lanciati ad altezze di 100 - 200 metri. Il materiale ricade normalmente all'interno dell'area craterica, zona nella quale il livello di pericolo è sempre molto alto e l'accesso interdetto per garantire la sicurezza dei visitatori. Sul bordo del cratere (la zona più elevata in cui si consentito l'accesso in condizioni "normali"), possono manifestarsi, in condizioni sfavorevoli di vento, difficoltà legate alla presenza di gas e di cenere che arrivano ad ostacolare la respirazione e la visibilità.
|
|
|
![](/lipari/images/vulcani/esplosione.jpg)
|
La frequenza con la quale le esplosioni maggiori si verificano è, in media, di due eventi per anno e cresce, come negli anni 1993-1996, quando si registrano periodi anomali di riposo del vulcano. Possono avvenire in qualsiasi momento senza che si manifestino palesi segni premonitori. I getti raggiungono i 500 metri di altezza ed il materiale ricade in un raggio di svariate centinaia di metri, investendo anche la zona dove possono trovarsi i visitatori.
|
Esplosioni maggiori
|
|
|
|
![](/lipari/images/vulcani/colata.jpg)
|
La frequenza media delle colate laviche negli ultimi 100 anni è stata di 1 evento ogni 4 anni, e l'emissione di colate laviche è spesso associata ad alti livelli di attività esplosiva
La morfologia del vulcano obbliga le colate di lava a riversarsi sul versante nord- occidentale, dove sono confinate all'interno della Sciara di Fuoco: le colate laviche non costituiscono pericolo né per le zone abitate né per i visitatori. |
Le colate
|
|
|
|
![](/lipari/images/vulcani/ginostra_p.jpg)
|
I parossismi esplosivi sono eventi di energia più elevata che possono interessare marginalmente anche le zone abitate, con la ricaduta di "bombe vulcaniche" e blocchi, accumulo di ceneri, incendi e piccole valanghe incandescenti (nubi di gas con frammenti di lava che scendono veloci lungo il pendio del vulcano). Si sono verificati anche piccoli maremoti.
L'evento più recente è avvenuto nel settembre 1930, con crolli di tetti ed edifici danneggiati sia a Ginostra che a Stromboli. L'episodio causò 6 vittime e 24 feriti, provocando anche lo spopolamento dell'isola da circa 3.000 agli attuali 350 abitanti.
|
|
Parossismi esplosivi
|
|
|